La sempre affascinante e bravissima Isabelle Huppert Premio alla Carriera alla Festa del Cinema di Roma 13
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- Categoria: Tredicesima edizione Festa del Cinema di Roma 18/28 ottobre 2018
- Pubblicato Domenica, 21 Ottobre 2018 20:48
- Scritto da Mariangiola Castrovilli
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(Mariangiola Castrovilli) - In un'affollatissima Sala Petrassi dell'Auditorium Parco della Musica, dove ha ricevuto da Toni Servillo il Premio alla Carriera, dopo ogni clip mostrata al pubblico e all'ospite di turno, c'è stata una vera e propria mitragliata di domande alla splendida Isabelle Huppert, giunta alla Festa del Cinema di Roma 13, per ricevere il riconoscimento.
Dopo essersi rivista, in frammenti di Elle di Paul Veroheven e La pianista di Michael Haneke - che da allora continua a colpire l'immaginazione collettiva - Isabelle commenta di non avere «nulla a che vedere con quelle donne. Ho provato empatia ed ho voluto capirle, ma questo non significa che le abbia amate». I registi italiani con cui ha lavorato, Bellocchio, i Taviani, Ferreri, Bolognini, li accomuna invece in «un rapporto particolare con la bellezza».
Una delle cose più importanti per lei, nell'economia di un film, è la luce, perché «è immateriale, eppure essenziale. Il volto dipende interamente dalla luce. Non è una questione di narcisismo, ma di avere più possibilità a livello espressivo».
In quanto alla sua partecipazione a I cancelli del cielo di Michael Cimino confessa che «è stata un'avventura incredibile con un regista geniale, carismatico, che mi ha voluta, contro l'opinione dei produttori. Sono sconvolta ogni volta che penso a come lui sia rimasto segnato per sempre da quel fallimento. Era un'opera concettuale e lui spiegava che 'andava vista come fosse un sogno'. Per me - sottolinea Isabelle - resta un film singolare e personale, il cui contenuto era troppo virulento per quell'epoca. E, gli americani, non erano ancora pronti a vedere colpita così la loro idea del Paese».