Novità nelle libreria "Quando il sole splendeva sulla Somalia"

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Nelle librerie tra le novità travate "Quando il sole splendeva sulla Somalia" un libro scritto a quattro mani da Maryam Maio e Rita Corradi ed edito da Edizioni Solfanelli. Questo romanzo non è solo un doloroso diario di guerra, ma il compendio di una esistenza straordinaria nella quale dramma e gioia di vivere si alternano a momenti di pura spiritualità. Quella raccontata è anche la storia di una Somalia in cui le ragazze prendevano il sole in bikini e si divertivano con i ragazzi nella sfrenata movida di Mogadiscio, una Somalia in cui si parlava italiano e si sperava in un futuro migliore, non certo quello di una terra a cui si pensa oggi come sinistrata e pericolosa.

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bannersolfanelliLa protagonista Maryam ripercorre i primi trent'anni della sua vita, dalla dorata infanzia nella grande casa di Mogadiscio e dalla spensierata gioventù fatta di studio, lavoro ma anche di feste e corse in moto, fino alla fuga dalla sanguinosa guerra civile che sarebbe durata più di un ventennio. All'esplosione del conflitto, Maryam lavorava in un'importante impresa italiana, successivamente occupata dai capi dei ribelli (diventati poi i Signori della Guerra) che ne fecero il loro quartier generale. Bloccata nel proprio ufficio, con l'atroce incognita di non sapere nulla sulla sorte del marito e della figlia di un anno lasciata a casa con la tata, firma un accordo con i comandanti per la propria incolumità, in quanto unica responsabile dei contatti radio con l'esterno.


Rita Corradi
ha scoperto la gioia di scrivere quasi per caso, inventandosi delle storie serali da raccontare alle sue bambine, ma è stato il marito Augusto, biologo naturalista con il quale condivide la passione per l'ecologia e per gli animali, a convincerla a dare seguito alla sua vena narrativa. Vive a Cerveteri, vicino Roma, con il marito, due figlie e svariati quattrozampe. Al proprio attivo ha diverse pubblicazioni — come i romanzi L'Abisso ha gli occhi blu e Il Segreto di Daniel (pubblicati per Edizioni Progetto Cultura) — ma lei non si prende troppo sul serio, definendo la sua passione per la narrativa una piacevole occupazione come la lavorazione della cartapesta e altre attività creative cui ama dedicarsi quando riesce a ritagliarsi del tempo libero dal lavoro di impiegata e le incombenze domestiche.

Maryam Maio
, arrivata in Italia con la sua bambina di quasi due anni, nel maggio 1991, si rimbocca subito le maniche per iniziare la nuova vita che l'attende. Lei è in possesso di un visto turistico rilasciato dal governo italiano, ma le viene negato lo status di profuga perché ne perde il diritto avendo soggiornato per venti giorni in Kenya. Si rivolge allora al CIR (Consiglio Italiano per i Rifugiati) e avvia una campagna per acquisire il diritto, per lei e per tutti i suoi connazionali, di soggiornare in Italia legalmente. Ottiene lo status di profuga dopo ricorso al TAR del Lazio, ma la sua campagna per garantire i diritti di chi come lei è fuggito da una situazione di guerra dura un anno e mezzo, durante la quale riesce a farsi ricevere dall'allora presidente della Repubblica Italiana, Francesco Cossiga. Grazie alla sua battaglia, nel 1993 viene emanato un DPR che autorizza il rilascio del permesso di soggiorno a tutti cittadini somali fino alla cessazione della guerra. Durante quel periodo, lavora come colf in tre appartamenti nella zona di Montesacro, lavoro che le permette di inserire la figlia in un asilo nido privato. In virtù del decreto, rinuncia però allo status di profuga optando per il permesso di soggiorno in quanto le dà più libertà per organizzare la propria e la vita e quella della bambina. Nel marzo del 1993, partecipa — a capo di una delegazione femminile in rappresentanza delle Nazioni Unite — alla II Conferenza per la Pace ad Addis Abeba. In quella occasione, conosce il famoso generale detto il Falco Nero: il più temuto dei Signori della Guerra somali. Lui tenta in ogni modo di boicottare la conferenza, riuscendo infine a bloccarla. Allora Maryam e tutto il suo gruppo di donne intraprendono uno sciopero della fame che viene interrotto dopo l'intervento del presidente etiope. I lavori della conferenza riprendono, ma poi si concludono con un nulla di fatto. Si iscrive alla scuola regionale presso il Policlinico Umberto I per un corso triennale per Infermieri professionali. Al terzo anno di frequenza, la legge cambia inserendo l'indirizzo fra i corsi universitari per poi diventare laurea. In quei tre anni di studio si vede costretta a mettere, suo malgrado, la figlia in un collegio a pagamento gestito dalle suore Antoniane. Nel 1996, una volta finita la formazione, inizia a lavorare a bordo delle ambulanze. Poi passa all'assistenza domiciliare per pazienti affetti da SLA. Assunta da una cooperativa, inizia a lavorare presso un grande ospedale di Roma in qualità di infermiera. In poco tempo diventa caposala didatta e infine coordinatrice sanitaria gestendo il personale di due importanti ospedali contemporaneamente. Nel frattempo frequenta un master in coordinamento e management sanitario. Nel corso degli anni ha istituito l'associazione di volontariato, di cui è presidente, denominata A.I.S.C.I.A. (Associazione Italo Somala Comunità Internazionale e Africana): la prima e l'unica, in Italia, costituita da donne somale e italiane. Oggi è la responsabile della Comunità somala di Roma e del Lazio, nonché una delle voci più rappresentative e autorevoli della diaspora su suolo italiano. Vive con la figlia — diplomata al liceo Artistico ma hairstylist di professione — e l'anziana madre invalida. Con l'entusiasmo che l'ha sempre contraddistinta in ogni attività da lei intrapresa, trova comunque il tempo e l'energia per partecipare a molte iniziative e progetti volti ad aiutare gli altri.

Sfondo
Fonte
- Ufficio Stampa Edizioni Solfanelli